Correlazione tra rischio e rendimento di un investimento

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Quando investiamo i nostri soldi vorremmo ottenere i rendimenti più alti possibili e il rischio minore possibile. Detta così sembra un’ovvietà, ma in realtà non lo è: purtroppo non sempre si possono ottenere rendimenti elevati e assenza di rischio.

Per capire questo concetto iniziamo ad analizzare, anche con esempi pratici, il concetto di rischio associato agli investimenti finanziari. Senza addentrarci in dettagli tecnici, inutili in questo contesto, possiamo individuare due componenti del rischio di un investimento: da una parte il rischio connesso all’andamento dei mercati (che contiene una forte componente aleatoria) o alla situazione finanziaria di chi riceve i nostri soldi, dall’altra il rischio connesso al broker o comunque all’intermediario dell’investimento.

Differenza tra rischio legato al mercato e rischio legato al broker

Per fare un esempio concreto del primo caso di rischio, pensiamo alla vicenda dei bond argentini, i cosiddetti Tango Bond. In questo caso un paese, l’Argentina, dichiarò il proprio default e quindi smise di restituire i prestiti che aveva ricevuto. Moltissimi cittadini, sotto il consiglio di banche come Intesa, Unicredit e altre, avevano acquistato questi titoli argentini perché offrivano alti rendimenti. Il risultato fu che queste persone persero tutto il proprio denaro.
Il rischio che, in questo caso, si è tramutato in realtà ed è un rischio di carattere finanziario. L’Argentina aveva un’economia estremamente debole e quindi non era più in grado di restituire i propri soldi.

I rischi del secondo tipo sono invece legati a truffe o mancanza di affidabilità di chi gestisce i nostri soldi: pensiamo ad esempio al caso di una SIM che prende soldi in nero dai propri clienti e, magari, chiude da un giorno all’altro.
O al caso dell’americano Madoff che ha truffato migliaia di persone per cifre ingentissime, facendole poi sparire. O ancora al caso di un forex broker con sede a Panama o in altri paradisi fiscali che da un giorno all’altro chiude, sparendo con i soldi versati dagli ingenui trader forex, di solito principianti.

Questo secondo tipo di rischio è controllabile e anzi lo si può azzerare: basta rivolgersi esclusivamente a broker e intermediari affidabili e onesti (sul fatto di includere le banche italiane in questa categoria qualcuno potrebbe avere qualcosa da ridire, visto il loro comportamento nei crack Cirio, Parmalat e Argentina ma questa è tutta un’altra storia).

Il primo tipo di rischio, invece, si può controllare ma non annullare: anzi, in questo caso se vogliamo dei rendimenti elevati dobbiamo anche sottoscrivere investimenti che hanno un rischio maggiore. Un esempio? Lo spread di cui tanto si parla in questi giorni è proprio questo, la differenza tra i rendimenti pagati dalla Germania e dall’Italia sui finanziamenti a 10 anni. La Germania ha un’economia sana e una finanza pubblica ben gestita, quindi chi presta denaro ai tedeschi sa che gli verrà restituito e si accontenta di interessi più bassi.

L’Italia, invece, è in una situazione di crisi persistente, le finanze pubbliche sono gestite in modo allegro e quindi c’è una probabilità, sebbene realisticamente non elevata, che non sia in grado di restituire i soldi ricevuti in prestito. Ecco perché deve pagare interessi più alti.

Detto per inciso, gli interessi reali, cioè al netto dell’inflazione, pagati dalla Germania sono negativi: questo significa che l’investitore di fatto ci rimette. Questo ci fa capire che se vogliamo rendimenti alti dobbiamo rischiare: ma ricordiamoci che il rischio va sempre ponderato e controllato e che deve essere adeguatamente remunerato.



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