L’Irlanda rifiuta aiuti dall’Europa per 60 miliardi di euro

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In questo momento di grave e profonda crisi economica che la maggior parte dei paesi europei stanno attraversando, il debito pubblico di molti di loro continua ad aumentare vertiginosamente e ogni singolo giorno cresce in maniera esponenziale. Questo è il motivo per il quale la comunità europea cerca di correre ai ripari.

È ormai un fatto risaputo della cronaca economica recente che uno dei paesi maggiormente coinvolti in una situazione finanziaria ai limiti della tollerabilità è l’Irlanda che ormai ha raggiunto un deficit pari al 32%. La presidenza dell’Unione Europea sta cercando di proporre a Dublino degli aiuti per risanare questo enorme debito e riportarlo al 3% entro il 2014. Tutti i ministri dell’economia dell’eurozona si sono dichiarati disposti a soccorrere l’Irlanda la cui situazione finanziaria al momento è al vaglio dei tecnici della Commissione, dell’ Fmi e Bce che dovranno studiare la migliore strategia da adottare.

Ministro Finanze IrlandaAl momento il ministro delle finanze irlandese preferisce non parlare di “salvataggio” da parte della Comunità Europea in quanto questo ricorderebbe troppo la grave situazione greca di qualche mese fa; pur dichiarandosi più propenso a non accettare gli aiuti proposti, al momento non si dichiara comunque del tutto contrario, considerato che le cifre di cui il suo paese avrebbe bisogno per risollevarsi si aggirano tra i 45 e i 90 miliardi di euro.

Il Regno Unito è tra i paesi capofila nel fornire offerte d’aiuto, considerate le grandi implicazioni di carattere commerciale che intrattiene con l’Irlanda e, quindi, l’indiretta esposizione delle sue stesse banche in questo contesto critico. Questa crisi finanziaria, tra l’altro, si lega anche ad una situazione politica abbastanza fragile di questo paese che il 25 novembre dovrà sostenere elezioni suppletive.

Fondamentalmente poi la cautela del ministro irlandese nei confronti degli aiuti europei viene da un’altra questione importante e cioè l’eventuale conseguente rialzo della corporate tax, una tassa per le aziende che, dal momento della sua introduzione ha generato grande ricchezza, richiamando anche aziende statunitensi sul territorio irlandese, ma che, se venisse aumentata, rischierebbe di soffocare le imprese. Il paese europeo che maggiormente pressa affinché l’Irlanda accetti questi aiuti è la Germania, non a caso il paese economicamente più forte dell’eurozona. Ed è stata sempre la Germania a spingere affinché venisse istituito in Europa un fondo per aiutare i paesi in crisi con l’aggravante, proposta dal primo ministro Angela Merkel, di togliere il voto a quei paesi che si fossero dimostrati inadempienti e avessero attinto al fondo. Ma questa mozione non è mai stata accettata.

Comunque, le origini della crisi irlandese sono ben diverse da quelle della crisi ellenica di qualche anno fa in quanto l’Irlanda sta pagando ora il prezzo di importanti investimenti strutturali che hanno condotto ad uno sviluppo esponenziale negli ultimi anni, motivo di grande vanto per il ministro delle finanze che, anche per questo motivo, non si dichiara ancora pronto ad accettare gli aiuti.
Quello che l’Irlanda al momento conta di fare, in maniera del tutto autonoma, è riuscire a mantenere i suoi tassi di crescita economica per uscire dalla crisi senza ulteriori indebitamenti pubblici. Ma i mercati internazionali purtroppo sono spaventati di fronte alla sua attuale crisi e di questo ne risentono sia le borse asiatiche che quelle occidentali; inoltre la politica attuata dalla Germania di certo non dà fiducia ai potenziali investitori.



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