Euro/Dollaro debole in area 1,27 nella settimana di Obama

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Settimana molto importante quella appena conclusasi sui mercati finanziari, con la rielezione del presidente della Casabianca Barack Obama e le continue tensioni sul futuro della Grecia, sui cui aiuti una decisione definitiva verrà presa soltanto lunedì.

Il pair euro/dollaro continua a mostrare segnali di cedimento. Da un punto di vista macro la debolezza dell’euro è giustificata da un contesto piuttosto incerto, con una recessione sempre più profonda che non dovrebbe registrare segnali di inversione prima della fine del prossimo anno.

Dall’inizio dell’estate l’euro aveva messo a segno un rialzo consistente, per poi registrare evidenti segnali di titubanza nelle ultime settimane. Tra i fattori che sicuramente hanno contribuito all’indebolimento della monta unica va considerata la forte difficoltà economica in cui versa la Germania, che nelle ultime settimane ha mostrato un veloce declino che potrebbe portare in recessione anche l’economia portante del vecchio continente

Le quotazioni euro/dollaro si sono mantenute intorno all’area 1,27 ma a questo punto non si esclude un’ulteriore flessione, anche sotto area 1,26-1,255

Al di là degli aspetti grafici, in questo momento il catalyst del cambio è costituito dalle politiche che assumeranno di qui in avanti le banche centrali.

Per quanto concerne la Bce, dopo aver confermato i tassi allo 0,75% Draghi ha assicurato l’intenzione di proseguire con una politica espansiva almeno per tutto il prossimo anno.
Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann ha esortato la Bce ed intervenire a sostegno dell’economia, assicurandosi che essa vigili nel lungo termine e sia pronta a sostenere la crescita europea con altri interventi, sempre nella salvaguardia dell’inflazione, che però l’economista sostiene che difficilmente potrà registrare impennate ed in particolare in Germania almeno fino alla fine del prossimo anno non supererà la barriera del 2%.

Negli Stati Uniti invece il tema più chiacchierato e da ormai diversi mesi è quello del Fiscal Cliff, il burrone fiscale conseguente al mancato rinnovo degli incentivi e sgravi fiscali che provocheranno un duro ribasso per l’economia americana. Si tratta di un meno da 600 miliardi di dollari.

Se non verranno assunte decisione entro la fine dell’anno dal 1 gennaio l’economia Usa dovrà affrontare la dura realtà di un forte ribasso dell’economia, che nella migliore della ipotesi andrà in stagnazione.



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